La scultrice Simona Bocchi, una delle poche artiste italiane che vivono in India, ha inaugurato una mostra personale all'Istituto Italiano di Cultura di New Delhi. Sotto il nome "The Process of Unknowing" ("Il processo dello Sconosciuto") che sintetizza il suo pensiero creativo, sono state presentate circa cento opere realizzate in marmo, bronzo e sacchi di iuta ispirate al Rajasthan, l'affascinante e magica regione desertica dove la Bocchi vive da sei anni. "Quando creo sono in una sorta di stato inconsapevole e in uno spazio sconosciuto che non so dove mi porterà" ha detto l'artista originaria di Monza spiegando il titolo della mostra aperta ieri sera alla presenza dell'ambasciatore Giacomo Sanfelice e della direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura Angela Trezza, oltre che della curatrice indiana Ina Puri e esponenti del mondo artistico e culturale della capitale indiana. Tra questi anche il maharajà Arvind Singh Mewar di Udaipur, la splendida "città dei laghi" rajasthana scelta come "casa e laboratorio" dalla Bocchi grazie alla presenza di una grande varietà di marmi. Molte delle opere esposte sono però in iuta, "un materiale semplice e essenziale che ho cominciato a usare per caso quando non avendo a disposizione nel marmo da scolpire ho usato alcuni vecchi sacchi lasciati da mio nonno in casa" ha spiegato. Durante la mostra, che rimarrà aperta fino al 30 settembre, é stato proiettato anche un documentario biografico sulla scultrice girato dalla regista e collezionista d'arte Gaia Franchetti.
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